Portaportese: tra memoria e cambiamento, il cuore pulsante del riuso

di T Etna Elisa H

Era una mattina luminosa degli anni ’80 …Roma si risvegliava col vociare vibrante dei venditori ambulanti. Portaportese allora era un luogo magico, un crocevia di storie, oggetti e culture. Era qui che la città eterna metteva in scena il suo teatro popolare, dove il sacro e il profano, il nuovo e l’antico si mescolavano senza confini. Claudio Baglioni lo ha immortalato in una canzone, regalandoci l’immagine di un mercato che non era solo commercio, ma rito, incontro e anima. Oggi Portaportese è cambiato, come tutto il resto. Ma mentre passeggiano tra i suoi banchi contemporanei, qualcosa mi riporta a quegli anni: un vecchio giradischi impolverato, una borsa in pelle con i segni del tempo, un libro con le pagine ingiallite. Sono piccoli indizi di una memoria che resiste e che presta il nome a gruppi social, quasi fosse un sinonimo di scambio e commercio dell’usato. Negli anni ’80 il mercato era una sorta di alchimia. Si veniva qui non solo per acquistare, ma per curiosare, per perdersi in un labirinto di meraviglie e ritrovarsi arricchiti da un oggetto che raccontava una storia. Era il tempo in cui tutto poteva avere una seconda vita, molto prima che il concetto di “riuso” diventasse un mantra ecologico e prima che si accorciassero le distanze Portaportese insegnava già allora a vedere oltre il valore materiale, a riconoscere nell’usato una ricchezza intrinseca, un pezzo di storia da custodire. Oggi il mercato ha assunto dimensioni più vaste, ma anche un’anima diversa. Accanto agli oggetti vintage e ai pezzi d’antiquariato, trovano spazio prodotti industriali, spesso di bassa qualità, che rispecchiano la frenesia di un consumismo globale. Eppure, la magia del riuso continua a pulsare: i banchi dedicati al vinile, agli abiti retrò, ai libri e ai mobili d’epoca restano luoghi di culto per chi sa vedere il valore nascosto nelle cose. Portaportese ha avuto un’influenza profonda sulla cultura dell’usato e dell’ antiquariato . Ha insegnato a generazioni di romani fino a diventare un fenomeno replicabile che l’usato non è solo economico, ma sostenibile, un modo di vivere in sintonia con un tempo che scorre senza sprecare. Oggi, in un’epoca in cui il vintage è diventato trendy e l’economia circolare una necessità, possiamo dire che il mercato ha anticipato i tempi, trasformandosi da scenario popolare a emblema di una nuova consapevolezza. Camminando tra i banchi, penso a quanto Roma stessa somigli a Portaportese: una città che si rinnova continuamente senza mai dimenticare le sue radici, dove ogni pietra e ogni vicolo portano con sé il peso del passato, pronto a rinascere sotto nuove forme. E così, mentre il vento soffia sulla Portuense, mi ritrovo a canticchiare le parole di Baglioni, consapevole che Portaportese non è più quello di ieri, ma continua a raccontare il suo presente, tra nostalgia e trasformazione. Conosciamo persone e personaggi, tra questi Angelo che sembra folle ma è ricco di sostanza, ci racconte la sua triste storia, che per riserbo non pubblichiamo ma attraverso la quale comprendiamo tanta profondità e ci dedica una poesia … portaportese Un luogo dove ogni oggetto – e forse anche ogni anima – può trovare la sua seconda vita.

  • un ringraziamento speciale all’amico Nicola che ci ha supportate

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